SEGNI DELL'UOMO
Abitare

Casa Pusterese

La casa Pusterese la troviamo all’ingresso di Forni lungo la strada principale. Essa è detta così per la sua tipologia architettonica che non trova alcun riscontro nel panorama edilizio carnico. La sua particolare forma ha fatto propendere gli studiosi per una sua affinità tipologica con il mondo culturale tedesco vedi val Pusteria o più prettamente austriaco laddove i commercianti carnici detti Cramàrs avevano frequenti contatti. Ecco che grazie a questi scambi culturali chi tornava dall’estero e voleva costruirsi una nuova abitazione, simbolo del suo nuovo acquisito status sociale, poteva rifarsi alle abitazioni che aveva visto durante i suoi spostamenti. Nel nostro caso, anche l’utilizzo della colorazione dell’intonaco e lo stesso steso in composizione  grossolana sono tipici dell’area tedesca.  L’abitazione si presenta a tre piani con una forma tozza e con il tetto a padiglione. Anche la copertura, in embrici piani (tavielas) è da riferirsi alla tradizione costruttiva tedesca, poi diffusasi col tempo, in tutto il territorio carnico. La facciata principale quella verso la piazzetta è molto semplice ma quello che la caratterizza è il fronte strada. Si intuisce fin da subito la doppia funzionalità dell’edificio, per metà residenziale e per metà di servizio. La metà che da’ sul fronte strada presenta due portoni in tufo che danno accesso ai magazzini mentre per il piano sopraelevato l’accesso avviene tramite un ulteriore portone sul lato sud. I vani potrebbero aver ospitato i magazzini di un mercante proprietario dell’abitazione oppure essere stati stalla e fienile. La cosa più interessante però è che la doppia funzionalità coesiste all’interno della stessa abitazione come in altri casi a Frassenetto e Sigilletto. Sulla facciata fronte strada si conserva un interessantissima scritta che recita: “IN COMUNE E’ VIETATA LA QUESTUA”. Questo cartiglio è riferibile a quel periodo di ristrettezza economica in cui su tutto il territorio comunale erano diffusissimi i questuanti. Gli stati di indigenza erano un vero e proprio problema; dai documenti risalenti alla prima metà del ‘800 si evince che con l’acuirsi della depressione economica, durante il secondo dominio austriaco, scendevano dal Comelico molte persone che passavano di casa in casa a chiedere denaro o cibo per potersi sostentare.

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